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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS | ANNO XXV - Numero 5/2007 - MAGGIO 2007 |
Safety & security
Sicurezza dei contenitori in USA: prevarrà il buonsenso?
Il dibattito sull'opportunità di procedere all'esame del 100% dei containers diretti negli Stati Uniti si è intensificato dopo che i candidati democratici alla presidenza, Barak Obama e Hilary Clinton, hanno sottoscritto - tra gli altri - una lettera aperta al maggior caricatore del paese, la Wal-Mart.
Nella lettera, indirizzata al presidente e ceo della Wal-Mart, Lee Scott, si afferma: "Noi comprendiamo le preoccupazioni della Wal-Mart in ordine al fatto che la verifica generale obbligatoria dei carichi potrebbe interrompere l'importazione di certi prodotti ed ostacolare la capacità dei dettaglianti di riempire i propri scaffali. Tuttavia, noi ribattiamo che tali preoccupazioni sono infondate.
Com'è stato dimostrato dal programma pilota ICIS (Sistemi Informativi Integrati per i Containers), sono in corso di sviluppo progressi tecnologici che promettono la verifica del 100% dei carichi containerizzati senza interruzioni per i commerci. I progressi compiuti da questo programma dimostrano che le proposte di verifica come quelle contenute nello HR1 - che dovrebbero essere introdotte gradualmente nel giro di tre-cinque anni - sono fattibili e possono essere messe in pratica".
Il 5 marzo scorso, il Senato degli Stati Uniti ha difeso una proposta di modifica al disegno di legge sulla sicurezza nazionale ai sensi della quale ai porti stranieri sarebbe stato chiesto di procedere alla verifica del 100% dei contenitori diretti negli Stati Uniti in relazione ai materiali radioattivi per tre anni (nei porti grandi) e per cinque anni (nei porti minori). La questione potrebbe essere nuovamente sollevata, tuttavia, allorquando il disegno di legge approvato a gennaio dalla Camera dei Rappresentanti - che prevede anch'esso la verifica del 100% - dovrà essere integrato con la normativa approvata in Senato.
Si ritiene diffusamente, nei circoli politici, che la Rila (Associazione dei Leaders del Settore del Dettaglio), di cui la Wal-Mart è uno dei membri principali, abbia recentemente esercitato a Washington un'azione di lobbying contro la verifica al 100%, una proposta compresa nella legge sulla sicurezza portuale del governo statunitense.
In una recente dichiarazione, Al Thompson, vice presidente della politica globale della catena delle forniture alla Rila, è rimasto fermo sulla sua posizione secondo cui la tecnologia non è ancora al livello richiesto.
Ha infatti dichiarato: "Nella legge sulla sicurezza portuale era compreso un progetto pilota finalizzato all'esecuzione della verifica del 100% dei carichi diretti negli U.S.A. in partenza da alcuni porti. Quel test, che i membri della Rila condividono volontariamente con il DHS (Dipartimento per la Sicurezza Nazionale), è denominato Iniziativa Merce Sicura ed è finalizzato al collaudo della fattibilità della tecnologia radiologica e visiva nelle apparecchiature straniere.
"Il DHS ha dichiarato che la tecnologia inerente alla verifica al 100% con attrezzature radiologiche e visive non è ancora pronta all'impiego in tutti i porti stranieri. Sarebbe irresponsabile impiegare in tutto il mondo una tecnologia non collaudata prima di avere appreso tutto ciò che possiamo dal progetto pilota".
In privato, i dirigenti portuali di una delle infrastrutture che già dispongono di attrezzature per la verifica a raggi - che sono Southampton, Salalah, Singapore, Port qasim in Pakistan, Puerto Cortes in Honduras, nonché il terminal Gamman nel maggior porto coreano, Busan - hanno ammesso notevoli problemi di crescita e problematiche di inaffidabilità con le attrezzature.
Una ulteriore opposizione alla proposta è venuta dalle linee di navigazione.
Earl Agron, vicepresidente per la sicurezza della APL, nonché membro della Commissione Consultiva Doganale sulle Operazioni Commerciali, ha dichiarato ai caricatori in occasione della conferenza annuale dell'Associazione Americana Abbigliamento e Calzature che sia le attrezzature di verifica sia lo sviluppo dei sigilli elettronici si trovano a dover fronteggiare notevoli sfide.
Agron ha dichiarato agli astanti di essere diffidente in ordine alle proposte che richiedono sigilli elettronici od altri congegni di sicurezza sui containers. Esse non sarebbero efficaci nel rendere sicuri i containers e potrebbero indurre - a detta di Agron - una falsa sensazione di sicurezza, aggiungendo poi che un sigillo sicuro ed un congegno per la sicurezza del contenitore non equivalgono ad un contenitore sicuro.
Similmente, Agron ha affermato la propria opposizione alla verifica del 100% dei carichi containerizzati prima che essi facciano ingresso nei porti statunitensi: ha infatti dichiarato che non vi sono abbastanza fondi, forza-lavoro o tecnologia per rendere la proposta fattibile.
Tuttavia, in occasione di un discorso alla AAPA (Associazione Americana delle Autorità Portuali), Michael Chertoff, segretario del Dipartimento sulla Sicurezza Nazionale statunitense, ha segnalato come l'amministrazione potrebbe diventare più flessibile nelle proprie richieste.
"Noi dobbiamo servirci di un approccio che gestisca il rischio, che proceda per fasi e che apporti vantaggi dal punto di vista dei costi al fine di scegliere quegli elementi della catena delle forniture containerizzate che occorre tenere attentamente d'occhio, pur lasciando scorrere senza interruzioni la maggior parte dei flussi di traffico.
Un'altra area in cui vorremmo usare il buonsenso, ad esempio, è il suggerimento nel senso di procedere sempre a verifica da parte nostra per le radiazioni all'estero. Ma chi dice che dovremmo farlo ovunque, non tiene conto del fatto che avremmo bisogno di adeguarci alle esigenze anche normative dei nostri partners stranieri, così come del fatto che le architetture e le conformazioni dei porti non sono identiche.
I porti con parecchia attività di trasbordo presentano difficoltà molto maggiori per quanto riguarda la verifica rispetto a quei porti che dispongono di un'impronta più fisica, laddove ogni cosa entra da un portale centrale".
Chertoff ha altresì colto l'occasione per difendere l'investimento effettuato dal governo sulla sicurezza portuale, che in precedenza era stato criticato dalla AAPA.
Afferma infatti: "Spesso leggo sui giornali articoli in cui si dice: bene, spendiamo miliardi di dollari per l'aviazione, ma spendiamo solo milioni di dollari per i porti. Quei numeri sottovalutano il fatto che la nostra sicurezza portuale non dipende interamente dai finanziamenti, anche se questi ultimi sono senza dubbio importanti per essa. Una grossa quota dei nostri investimenti in sicurezza portuale avviene sotto forma di fondi destinati alla Guardia Costiera od alla Dogana.
Se si tiene conto di tutto ciò che abbiamo investito nella sicurezza portuale negli ultimi anni, può vedersi come abbiamo speso oltre 10 miliardi di dollari USA sulla sicurezza portuale. Il bilancio di previsione del Presidente per l'anno fiscale 2008 continua a prevedere questo robusto supporto. Stiamo chiedendo che il Congresso ci dia 210 milioni di dollari per la sicurezza portuale, con il che i finanziamenti distribuiti dall'11 settembre 2001 per la sicurezza portuale assommano a più di 800 milioni di dollari".
(da: Containerisation International, aprile 2007, pag. 27)
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