In mancanza di un accordo in extremis sul rinnovo del contratto
di lavoro, il prossimo primo ottobre i lavoratori portuali dei porti
della costa orientale degli Stati Uniti e del Golfo USA incroceranno
le braccia. Lo ha minacciato l'International Longshoremen's
Association (ILA), il sindacato che rappresenta questi lavoratori,
che chiede di elevare il livello dei salari dei lavoratori portuali
commisurandoli agli utili pari a miliardi di dollari guadagnati dai
carrier marittimi oceanici che nel confronto con la ILA sul rinnovo
contrattuale sono rappresentati dalla United States Maritime
Alliance (USMX), l'associazione a cui fanno capo i vettori marittimi
containerizzati, i terminal operator e gli altri operatori portuali
che operano nei porti della East Coast USA e del Golfo.
Evidenziando che gli associati al sindacato si stanno preparando
da oltre un anno alla possibilità di entrare in sciopero, il
presidente dell'ILA, Harold J. Daggett, ha accusato l'USMX di
mancanza di buona fede nel condurre le trattative sul rinnovo del
contratto di lavoro dei portuali impegnandosi invece - ha denunciato
- «in una brutta campagna di propaganda volta a dipingere i
lavoratori portuali dell'ILA come “avidi”, anche per
mascherare la propria inettitudine e il proprio fallimento in queste
trattative che risalgono a quasi due anni fa quando sono iniziati i
colloqui esplorativi con il sindacato ai quali erano totalmente
impreparati».
ILA ritiene che attualmente i salari siano assolutamente
inadeguati essendo notevolmente aumentato il costo della vita
rispetto a sei anni fa quando, il 6 settembre 2018, ILA e USMX
avevano sottoscritto l'accordo per il rinnovo del contratto dei
lavoratori portuali della durata di sei anni, con scadenza il 30
settembre 2024. «Per oltre tre decenni - ha sottolineato
Daggett - l'aumento annuale della paga dei lavoratori dell'ILA è
stato, in media, solo di un misero 2,02%. Per molti anni questa
percentuale è stata pari a zero, come negli anni 1993-1996 in
cui i lavoratori portuali dell'ILA non hanno visto aumenti
salariali. Questo tipo di trattamento nelle trattative è
inaccettabile per il lavoratori portuali dell'ILA del 2024».
Tra le richieste dell'ILA c'è anche quella di utilizzare
per gli aumenti salariali tutti gli introiti derivanti dalla
Container Royalty, l'aliquota sul traffico dei container movimentato
nei porti della costa est e del Golfo USA che è impiegata
anche per finanziarie il fondo sanitario dei lavoratori portuali
gestito dall'ILA. Il sindacato ha evidenziato che «la
Container Royalty è stata originariamente negoziata quale
salario supplementare e, per ILA, «quelli sono soldi dei
nostri associati guadagnati con il duro lavoro! I nostri associati -
ha precisato il sindacato - non dovrebbero mai condividere i loro
soldi della Container Royalty con i carrier oceanici che attualmente
stanno realizzando utili record».
Riferendosi all'importo di un dollaro per tonnellata di carichi
containerizzati della Container Royalty, Daggett ha affermato che
«l'USMX deve affrontare il fatto che quegli anni di
discontinui aumenti annuali di un dollaro fanno ormai parte della
storia». Evidenziando che «le imprese che danno lavoro
all'ILA pagano i loro dirigenti con bonus di miliardi di dollari
mentre i nostri lavoratori portuali lavorano tutto l'anno, 24 ore su
24, in condizioni brutali di freddo gelido e caldo torrido»,
«perché - ha domandato Daggett - non dovremmo chiedere
un aumento di dieci dollari l'ora? I lavoratori portuali dell'ILA lo
meritano e le imprese hanno i soldi per pagarlo».
Intanto 177 associazioni di categoria hanno scritto al
presidente americano Joe Biden per «esprimere - si legge nella
lettera - notevole preoccupazione per lo stato delle trattative tra
l'International Longshoremen's Association (ILA) e la United States
Maritime Alliance (USMX) affinché siano aiutati a tornare al
tavolo delle trattative per riavviare le negoziazioni in stallo».
Le associazioni di categoria hanno invitato il governo «a
lavorare immediatamente con entrambe le parti affinché
riprendano le trattative sul contratto per garantire che non vi
siano interruzioni nelle operazioni portuali e nel flusso delle
merci nel caso non si raggiunga un nuovo contratto entro la data di
scadenza». Le associazioni hanno ricordato che ciò è
stato fatto in occasione delle trattative fra l'International
Longshore and Warehouse Union (ILWU) e la Pacific Maritime
Association (PMA) per il rinnovo del contratto dei lavoratori
portuali dei porti della West Coast.
«In questo momento - hanno evidenziato le associazioni di
categoria nella lettera - uno sciopero avrebbe un impatto devastante
sull'economia, soprattutto perché l'inflazione è in
calo». Tuttavia un intervento di Joe Biden, ricorrendo ad
esempio al Taft Hartley Act che dà al presidente il potere di
sospendere uno sciopero per 80 giorni, è ritenuto da più
parti improbabile anche in considerazione della prossime elezioni
presidenziali che si terranno il 5 novembre.
Da parte sua la United States Maritime Alliance, esprimendo il
proprio accordo con l'invito delle 177 associazioni di categoria
alla ripresa delle trattative con l'ILA e precisando di avere «un
enorme rispetto per l'ILA e i suoi associati», l'associazione
che rappresenta la parte datoriale ha manifestato delusione per
essere «arrivati a questo punto, in cui l'ILA non è
disposta a riaprire il dialogo a meno che non vengano soddisfatte
tutte le sue richieste. L'unico modo per risolvere questa situazione
di stallo - ha osservato l'USMX - è riprendere le trattative,
cosa che siamo disposti a fare in qualsiasi momento».
«Comprendiamo e apprezziamo la preoccupazione di queste
associazioni di categoria, che - ha sottolineato l'USMX - si rendono
conto di cosa è in gioco se le trattative non riescono a
progredire, e invitiamo l'ILA a tornare a trattare in modo da poter
raggiungere un nuovo accordo prima della scadenza del nostro attuale
accordo, qualcosa che continuiamo a credere sia possibile se l'altra
parte è disposta ad incontrarsi».