Domani, per la prima volta, i ferrovieri europei effettueranno insieme uno sciopero per protestare contro la politica del settore ferroviario portata avanti dall'Unione Europea e dalle amministrazioni nazionali. I sindacati SFF-CGT (Spagna), SUD-Rail (Francia), Or.S.A. (Italia) FLTU-CUB (Italia), UCS (Italia), RMT (Gran Bretagna), ai quali si è aggiunto nelle ultime ore il sindacato dei ferrovieri svedesi, hanno proclamato per domani un'astensione dal lavoro contro le privatizzazioni ferroviarie decise a livello comunitario e nazionale che in Italia si svolgerà dalle ore 9.01 alle ore 16.59. L'azione delle organizzazioni sindacali è una diretta risposta all'entrata in vigore, avvenuta sabato scorso, del primo pacchetto di misure per la liberalizzazione del trasporto merci ferroviario (
inforMARE del
14 marzo 2003).
Secondo i sindacati gli esiti della politica europea sul trasporto ferroviario saranno disastrosi. «L'esperienza della Gran Bretagna non ha insegnato niente a nessuno», ha spiegato questa mattina il coordinatore nazionale di FLTU-CUB, Mauro Milano, nel corso di un'assemblea svoltasi a Genova e organizzata dai tre sindacati italiani. Milano ha sottolineato come il sistema ferroviario introdotto dalla comunità europea determinerà uno scadimento dei servizi ai viaggiatori, con un aumento del prezzo dei biglietti ed una riduzione dei servizi. «Inoltre - ha aggiunto - non si può non vedere come tutto ciò non abbia effetti sulla sicurezza».
Forti critiche sono state espresse, oltre che sulle iniziative del governo europeo, anche sullo schema di liberalizzazione che si sta delineando in Italia. Un modello - ha confermato il responsabile regionale di UCS-Liguria, Ernesto D'Acunto - che si avvicina a quello inglese. Il piano italiano - ha detto - prevede di far sparire la holding FS e di rendere autonome le 36 società che le fanno capo. Una scelta inaccettabile - ha precisato D'Acunto - che comporterebbe non solo una concorrenza interna tra le società ex holding, ma anche una concorrenza con società che applicano altri contratti di lavoro, mentre i sindacati avevano chiesto l'introduzione di un "contratto di sistema" vincolante per tutte le società che operano nel settore ferroviario.
Il piano del governo - ha spiegato D'Acunto - prevede il passaggio della sola divisione ferroviaria RFI, che si occupa delle infrastrutture, dal ministero del Tesoro a quello delle Infrastrutture e Trasporti. Circa 10-18mila dipendenti sarebbero interessati da questo trasferimento; dei restanti 90mila circa del gruppo ferroviario, 20mila verrebbero accompagnati al pensionamento.
B.B.