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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXVI - Numero 30 APRILE 2018
PORTI
COME LA BREXIT È DESTINATA A PROVOCARE IL CAOS NEI
PORTI EUROPEI
La conoscenza approfondita di Rotterdam in Gran Bretagna tende
ad andare poco più in là del testo della canzone
eponima "Beautiful South", ma con la Brexit che incombe
all'orizzonte quello che accadrà lì sarà
decisivo per la vita di tutti i giorni della gente nel Regno Unito.
Il porto di Rotterdam è enorme.
Di gran lunga il più grande e più attivo in
Europa, esso è stato ampliato nel corso di tutti i decenni
successivi alla II Guerra Mondiale ed ora sporge di molto nel mare
su terreni prosciugati tanto che occorre meno tempo per guidare dal
centro della città fino alla vicina L'Aia rispetto a quello
che ci vuole per raggiungere la punta del porto cittadino.
Le sue gru e banchine si distendono ben al di là di
quando l'occhio possa vedere anche in una giornata limpida,
affiancate da autostrade e ferrovie dedicate al trasporto merci ed
attraversate dalle onnipresenti piste ciclabili olandesi.
"Dal punto di vista della razionalità è
sempre difficile per noi comprendere la Brexit" afferma Mark
Dijk, direttore affari esterni dell'Autorità Portuale di
Rotterdam.
In qualche modo, il porto è già al cuore
dell'economia britannica: le sue dimensioni e la sua profondità
significano che le grandissime navi che arrivano in Europa dall'Asia
Orientale possono scaricare in loco le proprie mercanzie; è
l'unico posto adatto a loro.
"Siamo anche un hub per il Regno Unito.
Tutte le navi a lungo raggio dalla Cina arrivano a Rotterdam e
le loro merci vengono poi trasferite sulle navi da acque basse alla
volta del Regno Unito" afferma Dijk.
Un sistema ro-ro ad alta tecnologia significa che prodotti che
spaziano dall'elettronica alla frutta entrano nel mercato unico
europeo e negli spazi doganali comunitari nei Paesi Bassi e dieci
ore dopo vengono spostate su navi più piccole per il loro
viaggio finale attraverso il canale della Manica.
Attualmente, i supermercati britannici hanno un momento limite
delle ore 14 per ordinare qualcosa dal porto affinché arrivi
sui loro camion in magazzino entro le ore 5 del giorno successivo.
Questo è possibile perché la partecipazione della
Gran Bretagna all'Unione Europea significa che queste merci devono
affrontare solo un minimo di burocrazia sulla propria strada, ma
questo sembra che stia per cambiare.
"Come porto di Rotterdam abbiamo compreso ad un certo
momento di settembre/ottobre dell'anno scorso che qualcosa sta
davvero per succedere" afferma Dijk.
"Abbiamo deciso che dobbiamo fare qualcosa al riguardo.
Ci sono circa 3.000 imprese qui, non lavorano proprio tutte con
il Regno Unito, ma la maggior parte di loro sì".
L'Unione Europea afferma che la decisione di Theresa May di
abbandonare l'unione doganale ed il mercato unico - una decisione
presa quando c'erano i capi di gabinetto Nick Timothy e Fiona Hill
da lei ora licenziati - inevitabilmente produrrà "frizioni"
per i traffici e comporterà l'esigenza di controlli doganali.
"È specialmente questo il mercato che sta
concentrando la propria attenzione sulle filiere distributive ad
alta velocità.
Talvolta con i contenitori anche se si è in ritardo di un
giorno va bene lo stesso.
Ma se si hanno fiori freschi diretti nel Regno Unito, ogni
giorno di ritardo comporta una perdita del 30% del proprio profitto"
afferma Renske Schoenmaker, responsabile commerciale del porto per
quanto attiene contenitori e logistica.
Un altro possibile effetto dell'uscita della Gran Bretagna
dall'unione doganale e dal mercato unico, sostiene, è quello
che i ritardi fuori dal normale in porto incrementeranno
sensibilmente il numero dei camion necessari.
"C'è molta preoccupazione riguardo alle imprese di
autotrasporto al momento.
In ragione delle filiere distributive, esse ora sono in grado di
fare un viaggio di andata e ritorno in 24 ore.
Così, se si presenta un ostacolo da qualche parte si ha
bisogno di due rimorchi per fare lo stesso lavoro".
Parlando con i funzionari del porto, si capisce che la loro
principale preoccupazione è quella dell'incertezza che ancora
incombe sul processo della Brexit.
L'accordo doganale definitivo da raggiungere fra Gran Bretagna
ed Unione Europea sarà decisivo, afferma la Schoenmaker, in
particolare in ordine al tempo di cui avranno bisogno le compagnie
di navigazione per dare un preavviso alle autorità doganali
circa il loro carico.
"Se non ci sarà stato abbastanza preavviso, vorrà
dire che dovranno aspettare" aggiunge, uno stato di cose che
inevitabilmente farebbe innalzare i costi e aggiungere ritardi al
sistema.
Le voci di una possibile inversione di rotta da parte del
governo britannico in relazione all'abbandono dell'unione doganale
hanno accresciuto le speranze qui, ma le autorità portuali di
Rotterdam non vogliono correre nessun rischio.
Esse si stanno preparando ad una difficile Brexit: se la Gran
Bretagna dovesse andarsene e non adempiere alle regole della WTO
(World Trade Organisation) senza un accordo, si aspettano che le
cose si complichino.
"Se ci dovessero essere controlli materiali completi da
parte delle dogane, secondo uno scenario della WTO, si potrebbero
formare code di 8-9 km o intasamenti del traffico" afferma
Dijk.
Le autorità portuali hanno mostrato a The Independent
un rapporto del Ministero delle Infrastrutture olandese intitolato
"Gaan we het schip in?" (una espressione del gergo
marittimo che potrebbe approssimativamente tradursi come "stiamo
per andare in rovina?") in cui si prevede una riduzione finale
complessiva del 50% della crescita dei traffici con la Gran Bretagna
in conseguenza della sua uscita.
"Vogliamo essere pronti a marzo del 2019" dichiara
Dijk, il quale è preoccupato che il parlamento del Regno
Unito possa respingere un accordo e potenzialmente assistere ad un
crollo della Gran Bretagna (i parlamentari europei britannici
presenti in sala in quel momento insistevano a dire che il governo
sta bluffando e che la bocciatura di un accordo semplicemente
comporterebbe la sospensione della Brexit ed il ritorno del Regno
Unito al tavolo dei negoziati, ma il dirigente del porto non è
convinto).
"Se volessimo allargare una strada od espandere un
terminal, sarebbe quasi impossibile farlo a partire da marzo 2019.
Noi vediamo l'intera Brexit come uno scenario in cui perdono
tutti" afferma.
Una densa nebbia copre l'intero porto mentre si guida per
mezz'ora dai suoi uffici fino all'interno della sezione della
raffineria, che tratta petrolio e gas liquido.
Malgrado l'imponente recupero di territorio, lo spazio qui è
limitato e semplicemente non ci sarebbe posto per l'enorme numero di
stalli aggiuntivi per i camion in coda.
Peraltro, il porto sta cercando di prepararsi.
A livello nazionale, le dogane olandesi stanno assumendo 730
funzionari doganali alla luce della Brexit, ma quel numero potrebbe
crescere sino a 950 fra l'aeroporto di Schipol ed il porto.
Sono già state ricevute 3.000 domande di assunzione, con
un numero curiosamente sproporzionato di curricula vitae da parte di
persone con formazione militare.
"Alla gente olandese piace lavorare in dogana" è
la battuta di un funzionario.
L'autorità portuale, che appartiene congiuntamente al
municipio di Rotterdam ed al governo olandese, è anche
preoccupata per se stessa riguardo alle implicazioni politiche
dell'uscita della Gran Bretagna.
La Gran Bretagna ed i Paesi Bassi da lungo tempo sono alleate in
ordine alle problematiche del libero scambio e si sono supportate a
vicenda per l'approccio alle questioni imprenditoriali nelle
istituzioni europee.
(da: hellenicshippingnews.com/independent.co.uk, 17 aprile 2018)
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