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Pappadakis (Intercargo): la crisi è grave, ma il settore dry bulk regge
Gli armatori che operano nel comparto dei carichi secchi lamentano principalmente la perdita di fiducia nelle relazioni con i noleggiatori e la perdita della sacralità degli accordi contrattuali sottoscritti
21 ottobre 2009
Il gravissimo impatto che la crisi economica mondiale ha avuto sugli armatori che si occupano prevalentemente del trasporto di rinfuse secche, che è stato notevolmente più accentuato rispetto a quello - pur molto rilevante - accusato da altri comparti del trasporto marittimo, è descritto esattamente dalle parole del presidente dell'International Association of Dry Cargo Shipowners (Intercargo). «Lo shipping - ha rilevato Nicky Pappadakis - ha sofferto molto in questo periodo di recessione, ma accanto alle perdite finanziarie, il settore delle rinfuse solide ha subito qualcosa che forse è peggio: una perdita di fiducia nelle relazioni con i noleggiatori di cui in precedenza abbiamo goduto e della sacralità degli accordi contrattuali sottoscritti».
Nella sua relazione all'assemblea di Intercargo, che si è svolta il 12 e 13 ottobre scorsi ad Atene, Pappadakis, che è stato rieletto presidente dell'associazione, ha espresso la speranza che, «con gli esitanti e incoraggianti segnali di ripresa del mercato, quegli interessi che erano i primi ad insistere su rinegoziazioni del tipo “prendere o lasciare” avranno memoria lunga e dimostreranno sostegno a quegli armatori che hanno continuato a fornire loro tonnellaggio di qualità attraverso la crisi ed oltre».
Pur precisando che la formulazione di previsioni non è tra i compiti del presidente di Intercargo e che è comunque difficile prevedere come si svilupperà l'attività economica nei prossimi mesi, Pappadakis ha confermato che alcuni segnali evidenziano come le misure di stimolo all'economia assunte in Cina e in altre economie asiatiche abbiano creato condizioni di mercato migliori rispetto a quanto ci si poteva attendere nel vivo della recessione.
Però il presidente di Intercargo ha sottolineato che, oltre alle incognite della domanda, ci sono da tenere in considerazione i problemi correlati all'offerta, con un settore dry bulk che deve far fronte ad un evidente eccesso di tonnellaggio della flotta. «Un portafoglio ordini eccessivamente gonfio - ha osservato - renderà il processo di ripresa lento e difficile per molti associati. Noi riteniamo che il 2009 vedrà la consegna di circa 400 navi portarinfuse, un numero che - pur lontano dalle 584 navi ordinate in concomitanza con il picco di mercato - suggerisce che, ritardare la presa in consegna, significa esattamente che la maggior parte delle navi “mancanti” del 2009 faranno comunque il loro ingresso nel mercato in un determinato momento in futuro».
Pappadakis ha evidenziato che «gli armatori e i cantieri navali debbono continuare a lavorare assieme per sfruttare i vantaggi di un programma di consegne che risponda meglio alle esigenze degli utenti mondiali dei servizi di trasporto marittimo». «Nel caso in cui vada incontro alle esigenze interne dei loro consigli di amministrazione e anche dei loro clienti - ha aggiunto - dobbiamo promuovere i vantaggi della demolizione delle navi, fenomeno che ha goduto di una sorta di rinascita nel 2009 con circa 137 rinfusiere che sinora hanno concluso la loro carriera commerciale, anche se infaustamente, e che sembra stia diminuendo nuovamente nel momento in cui il mercato delle rinfuse secche sembra stia migliorando».
Pappadakis ha concluso sottolineando come il settore abbia comunque retto bene alla pur grave crisi. «Sono state pochissime le compagnie di navigazione che hanno effettivamente cessato la propria attività», ha spiegato. «In realtà - ha aggiunto - oggi ci sono tre dry bulk managers in più (per un totale di 1.274) rispetto a quanti ce n'erano all'inizio del 2009».
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