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Firmato il protocollo d'intesa tra Evergreen e il governo italiano per il container terminal di Taranto
Lo Stato investirà nel porto pugliese 150 miliardi di lire, mentre gli investimenti privati saranno di 388 miliardi per le infrastrutture e di 50 miliardi per la formazione del personale
23 luglio 1998
I ministeri dei Trasporti, del Tesoro e del Bilancio, l'Autorità Portuale di Taranto e l'Evergreen hanno firmato oggi a Palazzo Chigi a Roma il protocollo d'intesa per l'insediamento del container terminal della compagnia di Taiwan nel porto pugliese, scelto alla fine dello scorso anno dalla società armatrice asiatica per realizzare il proprio scalo hub nel Mediterraneo (inforMARE del 19 dicembre 1997).
Il programma sottoscritto oggi indica le fasi di sviluppo del terminal e gli investimenti necessari per adeguare le strutture portuali ai nuovi traffici: l'Evergreen investirà entro quest'anno, attraverso la Taranto Container Terminal, 388 miliardi di lire per la realizzazione di infrastrutture nell'area di un milione di metri quadrati del Molo Polisettoriale ottenuta in concessione per sessant'anni. E' previsto anche l'impiego di 50 miliardi di lire per la formazione del personale, la cui assunzione partirà a settembre. Gli investimenti da parte dello Stato saranno invece di 150 miliardi di lire, di cui 100 già stanziati, per l'acquisto di gru e per la realizzazione di altre infrastrutture portuali. Nel 2000 verranno resi operativi i primi mille metri di banchina, sugli oltre 2000 complessivamente a disposizione di Evergreen, per una capacità di movimentazione prevista di 500.000 teu annui; nel 2002 il traffico è stato stimato in 1.300.000 teu l'anno, mentre nel 2006 la capacità potrà raggiungere i 2 milioni di teu.
Nella prima fase operativa è prevista l'assunzione di 250 persone e l'occupazione nell'indotto di 750 addetti; nel 2002 il personale del terminal sarà di 585 unità, con 1700 posti di lavoro nell'indotto.
Il presidente del Consiglio Romano Prodi - commentando favorevolmente l'intesa raggiunta oggi - ha sottolineato che l'operazione condotta da Evergreen è indice della ripresa degli investimenti stranieri nel Mezzogiorno e ha affermato che l'Italia - per affrontare la concorrenza degli scali nordeuropei - aveva bisogno di un sistema portuale con alcuni punti di riferimento, che sono stati trovati in Gioia Tauro, Cagliari e Taranto. Il ministro dei Trasporti e della Navigazione, Claudio Burlando, e lo stesso Prodi hanno inoltre aggiunto che Taranto non costituirà un ostacolo allo sviluppo dei traffici di Gioia Tauro, primo porto container del Mediterraneo, ma anzi contribuirà al rafforzamento complessivo della portualità italiana. Affermazioni che ribadiscono quindi la risposta già data ai forti timori espressi negli ultimi mesi dal presidente di Contship Italia e del Medcenter Container Terminal (MCT) di Gioia Tauro, Marco Vitale, che aveva lamentato l'eccessiva benevolenza dello Stato nei confronti dell'operazione Mediterranean International Transhipment Hub (MITH) di Cagliari, a cui la società si era opposta con un ricorso al Tar (inforMARE del 5 giugno). Per Vitale Cagliari poteva infatti disporre di agevolazioni sul canone di concessione, di investimenti pubblici e di altri incentivi che avrebbero pesantemente falsato la concorrenza; non solo, ma Vitale aveva parlato di rischio di sovracapacità degli scali di transhipment rispetto alla reale crescita dei traffici container nel Mediterraneo.
Che si corra il rischio di un'eccessiva proliferazione delle strutture portuali lo ha confermato oggi lo stesso ministro Burlando, ricordando però che Taranto è l'ultimo tassello del nuovo sistema portuale italiano e che - quindi - non potranno essere più attuate operazioni di questa portata.
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