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ANCIP denuncia gli ostacoli frapposti della burocrazia ai sostegni per i terminal portuali passeggeri colpiti dalla crisi
L'associazione esprime sconcerto e incredulità per una situazione che è senza logica e giustificazione
8 luglio 2021
L'Associazione Nazionale Compagnie Imprese Portuali (ANCIP), così come l'associazione dei terminalisti portuali italiani ( del 7 luglio 2021), ha espresso sconcerto e incredulità per gli ostacoli di ordine burocratico che al Ministero dell'Economia e delle Finanze si stanno opponendo, «senza logica e giustificazione - ha spiegato ANCIP - a degli emendamenti fondamentali che traslano le disposizioni normative dell'art.199 del decreto-legge n.34/2020 convertito dalla legge n.77/2020 anche per l'anno in corso». Il riferimento è alla norma che assegna alle authority portuali la facoltà di disporre la riduzione degli importi dei canoni concessori relativi alle stazioni marittime in considerazione del calo dei traffici portuali causato dalla pandemia di Covid-19.
«Tali proposte emendamentarie al decreto-legge “Sostegni bis” - ha sottolineato l'associazione delle compagnie portuali - sono il frutto di un'attenta e scrupolosa sintesi tra le reali ed impellenti necessità delle imprese di tutto il cluster portuale nazionale. Una sintesi che, a saldo invariato di bilancio e senza oneri aggiuntivi allo Stato, è stata portata avanti con intelligenza, lungimiranza e con alto senso di responsabilità dalle maggiori forze politiche parlamentari, dai sindacati e da Assoporti».
«Si parla tanto di sviluppo e di ripresa - ha denunciato ANCIP - ma ancora assistiamo interdetti che si permetta a qualche burocrate ministeriale di confliggere contro la volontà del Parlamento della Repubblica Italiana e di compromettere irrimediabilmente l'operatività delle imprese portuali e la conseguente vita di migliaia di operatori portuali. Non assisteremo passivi a questo sopruso - ha concluso l'associazione - e chi sta ostacolando tali proposte normative si sta assumendo una responsabilità enorme dinanzi a decine di migliaia di lavoratori».
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