Il porto di Genova rischia di essere marginalizzato. Il lento sviluppo dell'economia europea e italiana e i limiti infrastrutturali che caratterizzano lo scalo marittimo della Liguria possono contribuire a cancellare Genova dalle principali rotte dello shipping mondiale relegando il porto in un'area di mercato subalterna a quella dei grandi scali marittimi mondiali.
Non sono le esatte parole che il presidente dell'Associazione Agenti Raccomandatari Mediatori Marittimi Agenti Aerei di Genova, Giulio Schenone, ha utilizzato questa mattina di fronte agli agenti dell'associazione riuniti in assemblea annuale per ammonire circa i rischi che corre la comunità marittima genovese nel prossimo futuro. Ma il senso della relazione presentata da Schenone è questo.
L'analisi del mercato marittimo di Schenone evidenzia il trend favorevole che caratterizza tutti i rami d'attività dello shipping. Tuttavia i principali indicatori economici segnalano come la ripresa registrata negli Stati Uniti e, in maniera estremamente più accentuata, in Asia non si sia verificata in Europa e in Italia.
L'affanno di Eurolandia si riflette sui traffici marittimo-portuali. Il contesto non è propizio per la crescita, ma a Genova ci sono soggetti responsabili di averla ostacolata e nella sua relazione - che pubblichiamo nella rubrica "
Forum dello shipping e della logistica" - Schenone, giunto al suo secondo ed ultimo mandato alla guida di Assagenti, li addita senza indugio.
Il presidente di Assagenti ha sottolineato in particolare gli errori commessi nel settore crocieristico. Accusato principale è Stazioni Marittime Spa, la società mista tra pubblico e privato che gestisce i terminal passeggeri di Genova. «Spiace rilevare come in questo contesto, che pur tra varie incertezze mostra un innegabile trend di crescita - ha rilevato - il porto di Genova non abbia potuto o voluto o saputo approfittare della congiuntura». «A fianco di eventi oggettivamente non fronteggiabili (fermata di Festival) o gravemente strutturali (assenza di un aeroporto con adeguati collegamenti e servizi dedicati) - ha spiegato - altri accadimenti cui si sarebbe dovuto porre ogni possibile argine, hanno avuto luogo in un quadro di apparente fatalismo, per non dire di aristrocratica indifferenza. Mi riferisco, ovviamente, all'esodo della flotta Costa verso il più accogliente lido savonese». (
inforMARE del
14 ottobre 1999 e del
28 giugno 2000)
Se l'accusa al porto di Genova di essersi lasciata sfuggire le navi di Costa Crociere sembra essere quantomeno tardiva (non si trova traccia di allarmi in tal senso nelle precedenti esternazioni pubbliche dell'associazione degli agenti marittimi), sicuramente non sono tardive - perché ripetute da anni - le sollecitazioni a porre mano a quegli interventi infrastrutturali che, se rimarranno inattuati - ha avvertito Schenone - rischiano di porre Genova «ai margini della portualità mediterranea ed europea».
Se Assagenti guarda con favore alle proposte come quella dell'architetto Renzo Piano per il ridisegno delle aree portuali genovesi, che saranno presentate ufficialmente il prossimo 17 maggio, Schenone sollecita anche istituzioni ed operatori a cercare di affrontare le necessità quotidiane, magari arrivando a «considerare Genova non come un porto a sé stante, bensì come il vertice di un "sistema portuale" ligure, andando quindi a ricercare negli altri porti liguri gli spazi che Genova da sola non può e non riesce ad offrire, quantomeno nel breve termine». Il presidente degli agenti marittimi ha quindi rilanciato «l'idea della creazione di un'unica "super-Autorità Portuale" a livello regionale, in grado di mettere in sinergia le potenzialità di ciascun porto, attenuando la competitività esasperata».
Da poco insediatosi alla presidenza dell'Autorità Portuale di Genova, Giovanni Novi ha risposto alle sollecitazioni di Schenone elencando nel suo intervento status quo e prospettive dei vari settori portuali. «Le riparazioni navali - ha spiegato - vanno potenziate, ora soffrono per la carenza del territorio non ancora in ordine e temono per gli effetti dell'uscita del tunnel sotto il porto». Il comparto - ha aggiunto - ha bisogno inoltre di un nuovo bacino di carenaggio e la questione - ha assicurato - sarà portata in comitato operativo entro il prossimo maggio.
Anche Novi è convinto che su Stazioni Marittime «sia il momento di cambiare», cambiamento che - secondo il presidente del porto - dovrebbe essere effettuato «assegnando i terminal ad una società formata solo da armatori e dividendo crociere da traghetti». Una tesi che però non è condivisa da Schenone: «per le crociere - ha risposto - preferirei una figura di terminalista neutro».
Novi ha quindi espresso soddisfazione per l'esito della vicenda dell'assegnazione delle aree del terminal Multipurpose, «su Cornigliano invece - ha detto il presidente dell'Autorità Portuale - abbiamo subito un accordo e ci sono stati assegnati 70 milioni di euro per bonificare l'area che ci spetta».
Se per l'aeroporto Novi vorrebbe «portare qualcuno da fuori che possa stimolare la parte commerciale», sull'area portuale di Voltri il presidente dell'ente portuale ritiene potrebbero «non esserci difficoltà ad espandere se si risolvono i problemi dei praesi e dei pegliesi dovuti al traffico». Secondo Novi, infatti, «quello che pretendono» gli abitanti delle due delegazioni genovesi «è la soluzione del problema viabilità».
Novi ha sottolineato anche l'importanza del porto petroli, che porta annualmente 440 navi per complessivi 880 movimenti, e del cantiere navale di Fincantieri a Sestri.
Il presidente del porto ha anticipato anche alcune ipotesi progettuali formulate da Piano. L'architetto - ha detto Novi - intende «lasciare le riparazioni navali così come sono», pur prevedendo l'insediamento di «un grande bacino di carenaggio a Sestri, attaccato allo stabilimento di Fincantieri». Il progetto comprende inoltre lo spostamento dell'aeroporto più a sud, cioè verso il mare, e lo spostamento a nord della stazione aeroportuale, mentre - ha spiegato Novi - «in testata a ponente dell'aeroporto ci sarà il porto petroli». È prevista inoltre la realizzazione di una piccola isola per i servizi che non trovano posto a terra. «Si tratta in sostanza - ha detto Novi - di un alleggerimento della costa compensato da altre aree».
Tra le avversità che il porto di Genova deve affrontare c'è anche la crisi economica di Festival Crociere. «La situazione - ha detto Novi - è drammatica, oltre che per i dipendenti della società, soprattutto per i fornitori. Se i primi non vengono pagati dall'inizio di quest'anno, i fornitori non sono pagati da un anno e mezzo». Il presidente della port authority è favorevole ad un ingresso delle banche nel capitale della compagnia crocieristica: «credo che le banche, che con un fallimento perderebbero tutto - ha spiegato - dovrebbero avere interesse ad acquistare quote». Novi ha ricordato l'esposizione dei tre istituti di credito coinvolti nella vicenda: «sono 96 milioni di euro per Carige - ha precisato - 120 milioni di euro per Unicredito e 170 milioni di euro per la Banca del Pireo».
Novi ha un'opinione precisa su quello che dovrà essere il ruolo dei porti per lo sviluppo delle autostrade del mare: «ora il governo - ha detto - dovrà decidere quali porti scegliere come terminal delle autostrade del mare». Secondo il presidente dell'Autorità Portuale di Genova è necessario individuare, a nord e a sud, coppie di porti gemelli che siano in grado di risolvere le necessità degli autotrasportatori all'imbarco e allo sbarco.
Tra le difficoltà che deve affrontare il porto di Genova - secondo il presidente di Federagenti, Luigi Negri, c'è quella, cronica, degli spazi. Negri, che ha investito considerevolmente nel porto di Genova tanto da insediarvi negli anni bui il proprio container terminal SECH, è stato recentemente coinvolto nella vicenda della suddivisione delle aree del Multipurpose. Negri ha intravisto una minaccia per le sue attività nelle pieghe delle diverse ipotesi presentate per fare spazio in porto a Mediterranean Shipping Company (MSC) e per assegnare il Multipurpose agli operatori genovesi affamati di aree anziché al gruppo armatoriale di Ginevra. La vicenda - secondo Negri - si è conclusa felicemente: «il porto - ha detto - è stato sistemato abbastanza bene, dando soddisfazione a tutti». «Il nostro porto - ha però aggiunto - è troppo piccolo per poter ospitare tutti quelli che oggi vogliono usufruire di spazi e infrastrutture».
Secondo Stefano Messina, presidente dei Giovani Armatori di Confitarma e manager del gruppo armatoriale Messina coinvolto in prima persona nella vicenda Multipurpose, la tensione che periodicamente riaffiora tra gli operatori del porto genovese non è dovuta affatto a problemi di spazio. «La conflittualità - ha spiegato - non dipende dalla morfologia del porto. Il porto è forse troppo piccolo per litigiosi come noi».
Per Giorgio Bucchioni, presidente dell'Autorità Portuale della Spezia, il porto di Genova è «troppo piccolo per servire l'economia italiana». Sottolineando come sia necessaria la collaborazione tra le istituzioni, anche portuali, della Liguria, ma come sia altrettanto necessaria la concorrenza tra gli operatori portuali di Genova e della Spezia, Bucchioni ha ribadito di essere «fermamente contrario all'Autorità Portuale unica».
Il presidente dell'associazione degli spedizionieri di Genova, Piero Lazzeri, ha sottolineato l'azione comune che impegna i suoi associati e gli agenti marittimi per il miglioramento dell'efficienza del porto genovese e delle attività della comunità marittima locale.
Bruno Bellio