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11 maggio 2022
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- Nautilus International critica il governo svizzero per aver
rimosso il requisito di bandiera dalla proposta di legge sulla
tonnage tax
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- Denunciato il tentativo di deregolamentare la bandiera
elvetica
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Il sindacato Nautilus International, la cui missione è di
salvaguardare gli interessi dei marittimi di Regno Unito, Olanda e
Svizzera, ha denunciato il tentativo del governo elvetico di
«deregolamentare la sua bandiera». Riferendosi alla
proposta di legge sull'imposta sul tonnellaggio applicabile alle
navi adottata dal Consiglio federale lo scorso 4 maggio,
l'organizzazione sindacale ha sottolineato che tale proposta
«rischia di creare condizioni che vanificherebbero qualsiasi
sforzo volto a realizzare un trasporto marittimo ecologicamente,
socialmente ed economicamente sostenibile». Al centro dalle
critica di Nautilus c'è il tentativo di introdurre una
legislazione, che dovrà essere approvata dal Parlamento, che
rimuove quello che ad avviso del sindacato è lo strumento più
importante per scongiurare questo rischio: il requisito di bandiera.-
- La proposta di legge prevede infatti che le condizioni in base
alle quali una nave possa essere assoggettata all'imposta sul
tonnellaggio sono che sia iscritta nel registro del naviglio
svizzero o nel registro di uno Stato che abbia ratificato quattro
convenzioni internazionali (Convenzione internazionale del 1973 per
la prevenzione dell'inquinamento da parte delle navi; Convenzione
internazionale del 1974 per la salvaguardia della vita umana in
mare; Convenzione internazionale del 1978 sugli standard di
addestramento, abilitazione e tenuta della guardia per i marittimi;
Convenzione del 2006 sul lavoro marittimo) ritenute le principali
sui trasporti marittimi e in tal modo garantisca l'osservanza delle
norme minime e degli obblighi ivi stabiliti.
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- Riferendosi alla volontà espressa dal governo svizzero di
creare, con l'introduzione di un'imposta sul tonnellaggio nel
diritto fiscale elvetico, «uno strumento appropriato per
creare condizioni paritarie in un contesto di concorrenza
internazionale al fine di attirare imprese di navigazione marittima
e quindi garantire l'attrattività della piazza economica
svizzera», oggi Holger Schatz, referente nazionale di Nautilus
Switzerland, ha rilevato che queste argomentazioni ignorano il fatto
che «la concessione della tonnage tax, ad esempio nell'UE, è
subordinata a rigorose condizioni che consentono la regolamentazione
in materia di protezione dei lavoratori, di salvaguardia
dell'ambiente e di problemi per la sicurezza». Schatz ha
ricordato che mantenere il requisito di bandiera nella legislazione
svizzera, nonché tutte le condizioni associate volte appunto
a queste salvaguardie, significherebbe che «una compagnia che
desideri beneficiare della tassazione sul tonnellaggio non solo
dovrebbe essere domiciliata in Svizzera, ma dovrebbe anche porre
gran parte della propria flotta sotto bandiera svizzera o di uno
Stato dell'UE. L'UE - ha evidenziato Schatz - usa questo tipo di
legislazione per cercare di bloccare o addirittura di invertire
ulteriormente il fenomeno del trasferimento della bandiera di navi
oceaniche verso le cosiddette “bandiere di comodo” o
bandiere offshore come quelle delle Bahamas, della Liberia o delle
Isole Marshall».
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- Riferendosi inoltre al fatto che per essere ammesse alla tonnage
tax elvetica le navi possano battere la bandiera di uno Stato che
abbia ratificato le quattro convenzioni internazionali, Schatz ha
rilevato che «questo è effettivamente il caso della
maggior parte delle bandiere offshore, ma - ha precisato - c'è
una grande differenza tra il formale riconoscimento di regolamenti
internazionali come la Convenzione sul lavoro marittimo del 2006 e
la loro attuazione».
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- Schatz ha osservato che la legislazione proposta dal governo
andrebbe anche a minare la protezione sinora offerta ai marittimi
dalla bandiera svizzera: «i nostri molti anni di esperienza,
ma anche gli incidenti più recenti con marittimi rapiti dai
pirati, con l'imprigionamento con accuse dubbie in Nigeria di
marittimi usati come capri espiatori, o l'attuale destino dei
marittimi ucraini, tutto ciò dimostra quanto efficacemente i
marittimi sotto bandiera svizzera siano protetti in occasione di una
crisi. Un esempio importante è quello della diplomazia
svizzera. Sotto la bandiera svizzera - ha sottolineato Schatz - i
marittimi godono di una eccezionale protezione a livello
internazionale, cosa che generalmente non avviene sotto le bandiere
di comodo».
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- Schatz ha concluso rilevando che «l'abbandono dell'obbligo
del requisito di bandiera è tanto più sorprendente
dato che il governo svizzero ha annunciato di recente, nel febbraio
di quest'anno, che avrebbe sviluppato una strategia marittima
olistica e globale con il coinvolgimento di imprese, scienza e parti
sociali. Ora il disegno di legge sull'imposta sul tonnellaggio
anticipa questo processo e minaccia di creare condizioni che
annullerebbero qualsiasi sforzo per realizzare un trasporto
marittimo ecologicamente, socialmente ed economicamente
sostenibile».
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