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Si trattano a Pechino i traffici tra Cina e Taiwan
Per trentotto anni non vi sono state relazioni, dallo scorso aprile è consentito un traffico in trasbordo limitato al porto di Kaohsiung
17 febbraio 1998
Si sono aperti a Pechino i colloqui tra le autorità cinesi e quelle di Taiwan riguardo ai traffici tra terraferma e isola. Dalla separazione delle due nazioni, avvenuta nel 1949, Taiwan ha proibito qualsiasi tipo di traffico con la Cina. Nel mese di gennaio dello scorso anno a Hong Kong era stato raggiunto un accordo che apriva le vie marittime tra di due Paesi; da aprile inoltre Taiwan ha consentito un traffico limitato ad alcuni trasbordi (inforMARE del 17 e del 21 aprile). Si tratta di servizi regolati da un preciso schema secondo il quale i carichi che giungono nell'isola dalla Cina non possono essere diretti a clienti di Taiwan, ma possono essere soltanto trasbordati a Kaohsiung per paesi terzi. Così come nel porto di Kaohsiung non possono essere imbarcati carichi diretti in Cina. E sono numerose le compagnie che possono esercitare questo tipo di traffico.
Ora i negoziati di Pechino hanno l'obiettivo di facilitare relazioni commerciali dirette. La delegazione di Taipei è riluttante ad accettare altri tipi di traffico, quella di Pechino invece punta ad ottenere linee dirette. Per raggiungere il loro scopo i cinesi fanno pressioni sugli operatori privati di Taiwan che vorrebbero utilizzare per i trasbordi i porti di Xiamen e di Fuzhon, nella provincia dello Fujian.
Un'altra possibilità di accordo è sull'apertura a linee dirette tra Taiwan e Shanghai ed altri grandi porti cinesi. In questo caso Pechino teme però il moltiplicarsi delle richieste di Taipei, specialmente nel settore dei trasbordi di carichi cinesi a Taiwan. Gli operatori privati dell'isola chiederebbero inoltre l'autorizzazione per il collegamento con porti come Shanghai, Qingdao, Dalian e Tianjin.
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