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Il fallimento del gruppo cantieristico Bremer Vulkan fa altre vittime
Sette dirigenti del gruppo accusati di frode e di dirottamento di finanziamenti pubblici
16 settembre 1998
Dopo oltre due anni dal fallimento del cantiere navale Bremer Vulkan continuano i guai giudiziari che riguardano il gruppo cantieristico, tra cui quelli in cui sono coinvolti sette dirigenti accusati di frode e di dirottamento di finanziamenti pubblici: sono il presidente Friedrich Hennemann, tre membri della direzione e tre direttori generali dei cantieri della Germania Est MTW e Volkswerft Stralsund.
Secondo il procuratore del Land di Brema si sarebbero adoperati per trasferire a cantieri della Germania Ovest un aiuto statale di 854 milioni di marchi destinato a cantieri della Germania Est. Inoltre i dirigenti dei cantieri orientali avrebbero autorizzato il trasferimento pur sapendo che 277 milioni di marchi destinati al cantiere MTW e 69 milioni di marchi per il cantiere Volkswerft non sarebbero stati più restituiti.
Secondo un rapporto pubblicato il 2 settembre dalla commissione d'inchiesta del Land di Brema, la responsabilità del fallimento non è da imputarsi ad una persona sola, ma ad una "coalizione d'incompetenti". Un anno prima della dichiarazione di fallimento lo studio di consulenza Boston Consulting aveva avvertito il consiglio d'amministrazione che la Tesoreria del gruppo aveva necessità immediata di 500 milioni di marchi, ma invano. Inoltre il presidente Hennemann era stato oggetto di pressioni politiche affinché accettasse dei contratti anche in perdita, per garantire l'occupazione a Brema. Egli quindi avrebbe fatto unicamente l'interesse del Land, senza preoccuparsi della situazione commerciale del gruppo cantieristico.
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