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Maasvlakte II, grandioso progetto d'espansione del porto di Rotterdam
Un consorzio di cui fa parte anche l'ECT programma la realizzazione di una diga lunga 24 Km che metterebbe a disposizione un'area di 5000 ettari
29 dicembre 1998
I progetti per l'ampliamento del Maasvlakte nel porto di Rotterdam si susseguono ed ogni studio è più grandioso del precedente. L'ultimo prevede l'estensione del Maasvlakte sul mare per 5000 ettari, mentre precedenti progetti programmavano un ampliamento di 2000 ettari. Un consorzio composto da Europe Combined Terminals (ECT), ING Bank e Ballast Nedam ha proposto infatti la realizzazione di una diga lunga 24 chilometri che metterebbe a disposizione uno spazio di 5000 ettari, da sviluppare a poco a poco, secondo le necessità del porto. Il governo dovrebbe far fronte ad una spesa di 4 miliardi di fiorini, occupandosi anche delle infrastrutture stradali, ferroviarie e fluviali, mentre ai privati toccherebbe lo sviluppo delle zone industriali e dei terminal.
L'ECT ha già espresso il suo interessamento per realizzare una prima zona di 500 ettari con un container terminal con banchina della lunghezza di 4 chilometri, dove potrebbero operare le più grandi portacontainer della flotta mondiale.
Ma le associazioni per la protezione dell'ambiente, non appena sono venute a conoscenza del progetto, hanno espresso il loro parere negativo sulla realizzazione del nuovo Maasvlakte II.
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I progetti per l'ampliamento del Maasvlakte nel porto di Rotterdam si susseguono ed ogni studio è più grandioso del precedente. L'ultimo prevede l'estensione del Maasvlakte sul mare per 5000 ettari, mentre precedenti progetti programmavano un ampliamento di 2000 ettari. Un consorzio composto da Europe Combined Terminals (ECT), ING Bank e Ballast Nedam ha proposto infatti la realizzazione di una diga lunga 24 chilometri che metterebbe a disposizione uno spazio di 5000 ettari, da sviluppare a poco a poco, secondo le necessità del porto. Il governo dovrebbe far fronte ad una spesa di 4 miliardi di fiorini, occupandosi anche delle infrastrutture stradali, ferroviarie e fluviali, mentre ai privati toccherebbe lo sviluppo delle zone industriali e dei terminal. 
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