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Lo Stato francese non ha mai svolto una politica portuale degna di questo nome
La Corte dei Conti afferma che non risponde più alle reali condizioni economiche la suddivisione fra Porti Autonomi e Porti d'Interesse Nazionale
1 dicembre 1999
La Corte dei Conti francese nel suo rapporto sulla gestione dei Porti Autonomi e sui Porti d'Interesse Nazionale - che pubblichiamo integralmente - ha rilevato che lo Stato non ha mai svolto una politica portuale degna di questo nome e che la scarsità dei mezzi finanziari destinati alla portualità lo avrebbe dovuto indurre a operare delle scelte agendo a favore di quei porti che presentano per il paese l'interesse più generale. Si è invece assistito ad una distribuzione degli aiuti finanziari non sorretta da alcuna coerenza.
Il mondo marittimo internazionale cambia, ma non la struttura portuale francese. La Corte dei Conti ritiene che la suddivisione in Porti Autonomi (PA) e Porti d'Interesse Nazionale (PIN) non sia più necessaria. I porti PIN svolgono un traffico che supera la metà del tonnellaggio complessivo delle merci varie. Il porto di Calais (PIN) occupa la quarta posizione nella graduatoria del settore delle merci varie di tutti i porti con 35,6 milioni di tonnellate, dopo Marsiglia, Le Havre e Dunkerque, ma davanti a Nantes - St. Nazaire, Rouen, Bordeaux e Point-a-Pitre. La Corte dei Conti ritiene pertanto ingiustificata la classificazione PA di questi ultimi porti e afferma che la distinzione tra PA e PIN, che risale al 1965, non corrisponda più alla realtà economica attuale. Le scelte di ripartizione dei finanziamenti legate a questa suddivisione - afferma la Corte dei Conti - non consentono una razionale distribuzione delle risorse e impediscono di concentrare gli aiuti statali sui quei porti strategici capaci di promuovere un vero sviluppo economico.
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