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Necessari investimenti stranieri per modernizzare la flotta e i porti fluviali ungheresi
La compagnia di navigazione Mahart prevede un bilancio passivo anche per quest'anno, ma gli investimenti dall'estero sono indispensabili per i porti lungo il Danubio
11 marzo 2000
La navigazione sul Danubio tornerà alla piena normalità forse nel prossimo autunno. Ma il dubbio è d'obbligo perché troppi sono gli elementi che bisogna raccordare al progetto complessivo per riportare la navigazione fluviale allo stato in cui si trovava prima della guerra nel Kosovo.
Intanto il Parlamento ungherese è orientato a permettere alle imprese straniere di investire nei porti danubiani e nella compagnia di navigazione Mahart. I governanti e i parlamentari magiari sanno bene che per riordinare la navigazione fluviale - porti e flotta - non ci sono sufficienti disponibilità finanziarie, e l'intervento straniero sarebbe il benvenuto. Inoltre questa politica allineerebbe la legislazione del paese in questo settore a quella dell'Unione Europea, della quale l'Ungheria ambisce far parte.
Più che per la flotta gli investimenti sono necessari per i porti sul Danubio che sono ridotti in cattivo stato, mancano di indispensabili infrastrutture e di supporti informatici. A questa rapida obsolescenza ha contribuito in maniera determinante la caduta del traffico causata dalla distruzione dei ponti in Serbia. L'import-export ungherese per via fluviale è calato sensibilmente, determinando anche forti perdite nel bilancio della Mahart, che ora si batte per sopravvivere.
Ma l'evento più inaspettato è stato il repentino voltafaccia dei parlamentari, prima fieri nemici delle privatizzazioni. Dopo decenni di controllo statale del settore la necessità assoluta degli investimenti stranieri ha comportato l'accettazione di una politica di privatizzazioni.
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