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Il mercato terminalistico europeo è alla mercé delle società asiatiche, che possono investirvi gli enormi profitti raccolti in patria
La PSA di Singapore - ha rilevato la tedesca Eurogate - è entrata ad Anversa con un'offerta enormemente superiore a quella economicamente sostenibile da parte di un terminalista europeo
15 giugno 2001
Nel corso della presentazione dei risultati di Eurogate (inforMARE del 14 giugno 2001), ieri il presidente del gruppo terminalistico tedesco, Thomas Eckelmann, ha espresso la propria preoccupazione sul possibile vantaggio competitivo di cui la Hutchison Port Holding (HPH) di Hong Kong e la PSA Corporation di Singapore potrebbero disporre nel mercato europeo. I due gruppi asiatici - ha detto Eckelmann - ricavano nei porti di Hong Kong e di Singapore profitti 20 o 30 volte superiori rispetto a quelli ottenuti nei loro terminal europei. Eckelmann teme che questi utili possano essere investiti in Europa, ad esempio con l'ingresso di PSA ad Anversa con investimenti esorbitanti (inforMARE dell'8 marzo 2001). Investimenti che - ha rilevato il presidente di Eurogate - non potrebbero essere affrontati dai concorrenti europei «perché non possono essere giustificati economicamente». Eckelmann non ha nascosto i tentativi di Eurogate di insediarsi nel porto di Anversa, la cui posizione «si inserirebbe bene nella sua strategia globale europea». «Nella nostra offerta - ha spiegato - abbiamo raggiunto i limiti di quanto era economicamente giustificabile». Ma Eurogate ha dovuto arrendersi di fronte all'offerta di PSA, che ammontava a quasi il doppio di quella del gruppo tedesco. «Ciò non era possibile - ha concluso Eckelmann - per qualsiasi impresa europea».
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I due gruppi asiatici - ha detto Eckelmann - ricavano nei porti di Hong Kong e di Singapore profitti 20 o 30 volte superiori rispetto a quelli ottenuti nei loro terminal europei. Eckelmann teme che questi utili possano essere investiti in Europa, ad esempio con l'ingresso di PSA ad Anversa con investimenti esorbitanti (inforMARE dell'
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