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La Commissione Europea ha deciso che il governo italiano dovrà farsi rimborsare gli aiuti destinati a coprire le perdite di esercizio delle compagnie portuali
Tali sovvenzioni sono state considerate incompatibili con il mercato comune. Autorizzate invece le misure di natura sociale
24 luglio 2001
Lo scorso 18 luglio la Commissione Europea ha deciso che le misure di natura sociale, per un totale di 566 milioni di euro, adottate dalle autorità italiane fra il 1992 e il 1998 a favore dei lavoratori portuali in concomitanza con la riforma del sistema portuale nazionale non costituiscono aiuti di Stato. La Commissione ha ricordato che una erogazione di 120 milioni di euro ha permesso di garantire i trattamenti salariali, assicurativi e previdenziali ai lavoratori portuali durante la transizione dal regime previdenziale speciale dei portuali al regime nazionale della sicurezza sociale imposto dalla riforma e gestito dall'INPS, l'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. Una erogazione di 446 milioni di euro ha inoltre consentito di procedere al prepensionamento di 18.000 lavoratori.
La Commissione ha però ritenuto che gli aiuti, per oltre 131 milioni di euro, concessi a copertura delle perdite di esercizio delle compagnie e gruppi portuali nei 54 porti italiani sono incompatibili con il mercato comune ed ha stabilito che il governo italiano è tenuto a farseli rimborsare.
La Commissione ha riconosciuto «l'enorme sforzo condotto dalle autorità italiane» che « ha consentito di realizzare la auspicata riforma strutturale del settore portuale», sottolineando che «dal 19 aprile 2001 la normativa portuale italiana è compatibile con il diritto comunitario della concorrenza».
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