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Gli autotrasportatori britannici perdono consistenti quote di mercato a favore dei colleghi esteri
La Freight Transport Association chiede al governo di Londra di imporre dei pedaggi ai camionisti stranieri
20 novembre 2001
Nei primi sette mesi di quest'anno il traffico generato da camion britannici impegnati nei collegamenti con il continente europeo è diminuito dell'8% rispetto al corrispondente periodo del 2000, mentre quello di veicoli pesanti stranieri diretti nel Regno Unito è aumentato del 12%. Il dato è stato rilevato nel rapporto del governo di Londra sul traffico merci stradale, secondo il quale hanno beneficiati di questa situazione soprattutto gli autotrasportatori dell'Europa orientale e quelli italiani.
«L'autotrasporto britannico - ha commentato il direttore del settore economico della Freight Transport Association, Simon Chapman - è tra le prime attività ad avvertire il vento gelido della recessione economica globale. A causa dell'elevato valore della sterlinea e il forte rallentamento della crescita nei principali mercati, come quello tedesco, la Gran Bretagna sta importando più merci dall'Europa continentale che esportandone. Ciò comporta il risucchio di un crescente numero di camion esteri nel Regno Unito. Questo determina che il traffico britannico in esportazione, prima sostenuto dagli autotrasportatori britannici, sia trasportato come carico di ritorno verso il contintente da autrasportatori stranieri»
La situazione non è più confortante per gli autotrasportatori britannici che operano nel mercato nazionale. Nel terzo trimestre di quest'anno infatti questo tipo di traffico ha registrato il livello minimo degli ultimi due anni.
Chapman ha quindi esortato il governo londinese ad imporre dei pedaggi a carico degli autotrasportatori esteri che transitano sulle strade britanniche, per dare agli autotrasportatori del Regno Unito la possibilità di competere ad armi pari con i colleghi esteri.
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