Oggi, nel corso della celebrazione della giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, l'Istituto di Previdenza per il Settore Marittimo (Ipsema) ha presentato i propri dati sugli infortuni nel comparto marittimo. «I dati assestati e riferiti agli infortuni, a dicembre 2005, - ha spiegato il presidente dell'istituto, Antonio Parlato - fanno registrare, rispetto alla stessa data del 2004, un decremento dell'11%. Se, però si considerano le giornate lavorative indennizzate il dato subisce un considerevole ridimensionamento. Dal -11% degli infortuni indennizzati si passa infatti ad un incremento delle giornate lavorative perse pari a + 0,56%, in numeri assoluti esse sono pari a circa 121mila, come dire che il numero assoluto degli eventi infortunistici sono sì diminuiti ma, al contempo, è aumentata la gravità dell'infortunio tanto da far lievitare le assenze dei marittimi e con esse i rimborsi a carico dell'ente. Per quanto riguarda la spesa media per evento l'istituto si colloca intorno ai 6.200 euro, con "punte" di ottomila euro per il carico e di 2.500 euro per la pesca; analogamente la spesa media giornaliera per ogni infortunio si colloca intorno ai 70 euro e vede ai vertici superiori le categorie naviglio del carico e dei rimorchiatori, mentre la pesca rimane fanalino di coda con 29 euro. Le giornate medie per evento raggiungono i 90 giorni, con una spesa a carico dell'Ipsema che ammonta complessivamente a più di 8,5 milioni di euro».
Nel 2005 l'Ipsema ha indennizzato complessivamente 1.802 eventi che hanno causato assenze dal lavoro per più di 130mila giornate e che hanno riguardato in grande maggioranza i marittimi italiani residenti nelle regioni tradizionalmente a vocazione marinara. Il 43,1% sono infatti lavoratori iscritti nel compartimento campano, un altro 25,4% i marittimi iscritti in quello siciliano. Distaccati i marittimi pugliesi 8,4%; seguono i liguri 4,8%, i toscani 3,5% , i laziali 3%, i calabresi e i lavoratori veneti, 2%, quelli marchigiani 2,4%, i sardi 2,7% e gli abruzzesi 1,8%. Percentuale identica per i lavoratori residenti in Emilia Romagna e in Friuli Venezia Giulia: 1,7%. Non mancano i marittimi piemontesi con lo 0,4% e quelli trentini presenti per lo 0,1%. Significativa anche la percentuale riferita agli infortuni che hanno riguardato il personale non italiano. L'istituto ha registrato in totale 231 incidenti, pari a circa il 12% di quelli complessivi, 137 (il 5,6%) riferiti agli extracomunitari, 94 (il 3,8%) hanno interessato i lavoratori comunitari.
È la categoria di naviglio delle navi passeggeri che fa registrare il tasso di infortuni più elevato: 45%, il carico del 25 % e la pesca del 16 %. Percentuali - ha osservato l'Ipsema - peraltro confermate anche dall'andamento dei dati relativi agli eventi indennizzati nel corso del primo trimestre del 2006.
«La categoria del diporto - ha detto Parlato - è il genere di naviglio che, stando ai dati ufficiali, soffre meno infortuni, essi sono infatti solo l'1,3% del totale. Questo dato sottostimato rispetto alla consistenza e al costante sviluppo del settore della nautica da diporto, la navigazione senza fini di lucro fa ipotizzare, all'Istituto di Previdenza per il Settore Marittimo, possibili sacche di evasione contributiva attribuibili a questa categoria di naviglio».