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Il Giappone si interroga sull'uso della forza navale contro i pirati
Il Parlamento sta esaminando un disegno di legge per consentire alle unità della Japan Maritime Self Defense Force di proteggere le navi di qualsiasi nazionalità
8 maggio 2009
Le giapponesi Nippon Foundation e Ocean Policy Research Foundation (OPRF) hanno promosso un meeting sulle attività navali nelle acque al largo della Somalia per contrastare gli atti di pirateria che si è svolto recentemente presso la sede della Nippon Foundation a Tokyo.
Nel corso del dibattito - ha reso noto oggi la Nippon Foundation - sono stati evidenziati i compiti e i limiti della forza navale della Japan Maritime Self Defense Force (JMSDF) inviata in quelle acque per proteggere le navi mercantili e passeggeri in transito nell'area, che attualmente è costituita da due cacciatorpediniere. Le disposizioni - è stato ricordato - prevedono che il compito di queste unità sia limitato alla scorta di navi in qualche modo legate al Giappone, ad esempio quelle immatricolate nel registro navale giapponese o quelle estere con a bordo un equipaggio o un carico giapponese. Le attuali normative prevedono che le forze navali giapponesi non possano proteggere navi di altre nazioni. A tal proposito è stata sottolineata la necessità di un'interpretazione meno restrittiva del ruolo delle forze navali della JMSDF nelle acque somale affinché possano cooperare con maggior efficacia con quelle delle altre nazioni impegnate nella lotta contro i pirati.
La Nippon Foundation ha ricordato che lo scorso 23 aprile la Camera dei rappresentanti giapponese ha approvato un disegno di legge che ha l'obiettivo di istituire una legge che consenta alla forza navale della JMSDF proteggere le navi di qualsiasi nazionalità dagli attacchi dei pirati. «Il disegno di legge - ha precisato la Nippon Foundation - ora dovrà passare alla Camera dei consiglieri per la delibera e la ratifica, ma - a causa delle forti proteste dei partiti di opposizione - è probabile che possa essere respinto e rimandato alla Camera dei rappresentanti. Tuttavia, se ciò avvenisse, si prevede che la Camera dei rappresentanti lo voti nuovamente trasformandolo in legge».
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