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Nell'Oman i rivoltosi hanno bloccato l'accesso al porto di Sohar
Lo scalo è gestito da una joint venture 50:50 tra il governo omanita e la Port of Rotterdam
28 febbraio 2011
La serie di proteste e di movimenti insurrezionali contro i governi in atto nelle ultime settimane nelle nazioni nordafricane e in quelle mediorientali sta registrando un nuovo apice nel Sultanato dell'Oman. A Sohar, città situata a 220 chilometri a nord-ovest della capitale Mascate, sono proseguiti anche oggi gli scontri in atto da sabato scorso tra le forze di polizia e i manifestanti che in queste ultime ore hanno bloccato l'accesso al porto. L'approdo marittimo è gestito dalla Sohar Industrial Port Company, una joint venture 50:50 tra il governo omanita e la Port of Rotterdam ( del 25 marzo 2002 e 15 novembre 2007).
Mentre fonti governative sostengono che i cittadini di Sohar si stanno mobilitando per proteggere le proprietà private e pubbliche della città e stanno trattando con i rivoltosi per indurli a cessare le attività di sabotaggio, il sultano Qaboos bin Said Al Said, che dal 1970 regna sul Paese, ha emesso - evidentemente nell'intento di sedare le proteste - ordinanze per l'assunzione di 50.000 cittadini e per garantire un sussidio mensile di disoccupazione di 150 riyal (282 euro) a coloro che sono in attesa di lavoro. Inoltre il governo omanita ha confermato che ieri a Sohar il ministro dell'Amministrazione pubblica Sayyid Ali bin Hamoud al Busaidi ha incontrato i rivoltosi.
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