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Marcucci (Confetra): se non si corregge il tiro, il decreto “Competitività” metterà fuori mercato in Italia il trasporto ferroviario delle merci
La Confederazione denuncia che da anni la politica dei trasporti è decisa dal Tesoro e non dal ministro dei Trasporti
1 luglio 2014
Dopo l'allarme lanciato da FerCargo per il possibile immediato default delle imprese ferroviarie determinato dall'aumento dei costi dell'energia elettrica ( del 30 giugno 2014), anche la Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica (Confetra) conferma che si potrà dire addio al trasporto ferroviario delle merci a causa del caro energia deciso dal governo.
La Confederazione rileva che «da anni la politica dei trasporti è decisa dal Tesoro e non dal ministro dei Trasporti: Ferrovie dello Stato, tasse portuali, accise sul gasolio - denuncia Confetra - diventano fatti puramente finanziari senza valutazioni sulle ricadute per il sistema logistico nazionale. Ora il governo, nonostante il Protocollo di Kyoto, nonostante il Libro Bianco sui Trasporti, nonostante le raccomandazioni della Commissione UE - spiega la Confederazione - ha deciso di impedire ope legis l'effettuazione in Italia del trasporto ferroviario delle merci. Come? Gravando di 120 milioni di euro l'anno il costo energetico a carico della rete, che ribalterà l'aumento sui pedaggi facendoli lievitare dai tre euro attuali a quattro euro a chilometro».
“Sembra uno scherzo - commenta il presidente di Confetra, Nereo Marcucci - ma uno degli effetti del decreto “Competitività”, se non si corregge il tiro, sarà proprio quello di mettere immediatamente fuori mercato in Italia il trasporto ferroviario delle merci».
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