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La competitività dei porti del Sud Mediterraneo costituisce una sfida per l'efficienza della portualità italiana
Gli scali hub africani guadagnano costantemente quote di mercato a discapito dei porti europei e italiani
14 novembre 2014
Il Mediterraneo, nonostante la cristi economica e i problemi politici in molte delle nazioni della sponda Sud, resta al centro del commercio mondiale; tuttavia, si stanno ridisegnando le mappe dei traffici. Lo evidenzia il quarto “Rapporto sulle relazioni economiche tra l'Italia e il Mediterraneo” elaborato dall'Osservatorio Permanente di SRM (Studi e Ricerche per il Mezzogiorno) sull'economia del Mediterraneo che è stato presentato oggi a Napoli presso la sede del Banco di Napoli.
All'interno del bacino del Mediterraneo - rileva lo studio - transita il 19% del traffico mondiale di merci, una quota in crescita dal 15% di fine anni '90. Tra il 2000 e il 2013 i transiti di navi dal canale di Suez sono più che raddoppiati, con una crescita media di circa l'8% all'anno. In quest'ambito l'accresciuta competitività dei porti del Sud Mediterraneo costituisce una sfida per l'efficienza del sistema italiano della portualità. I porti hub della sponda Sud (con particolare riferimento a Tanger Med) - spiega il rapporto - guadagnano costantemente quote di mercato a discapito dei porti europei e italiani: in particolare tra il 2005 e il 2013 la quota di mercato dei porti italiani nel trasporto container è scesa dal 28% al 16% a tutto vantaggio dei porti della sponda Sud la cui quota è passata nello stesso periodo dal 18% al 27%. Le ragioni di queste performance negative - osserva lo studio di SRM - sono riconducibili principalmente a infrastrutture meno avanzate e ad una burocrazia più farraginosa, fattori che impattano sull'efficienza dei servizi offerti: in Italia i tempi medi per l'espletamento delle procedure di export ammontano a 19 giorni contro tempi compresi tra gli 11 e i 13 giorni per i porti di Egitto, Tunisia e Marocco.
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