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Filt Cgil, no al Green Pass obbligatorio per lavorare in porto
Secondo il sindacato, per evitare i contagi sui luoghi di lavoro si devono adottare protocolli sanitari più stringenti anche con il ricorso più frequente ai tamponi
4 agosto 2021
Lamentando che un'impresa terminalista del porto di Trieste avrebbe comunicato ai propri dipendenti che dal prossimo 15 settembre l'ingresso al lavoro sarà consentito solo a chi sia munito di Green Pass, il segretario nazionale della Filt Cgil Natale Colombo, ha denunciato che si tratta di «una decisione irresponsabile che condanniamo fortemente perché discriminatoria e perché il governo non ha ancora deciso in merito. Nessuna azienda - ha sottolineato Colombo - può decidere di allontanare dal lavoro chi non è munito di Green Pass, il cui mancato rilascio, tra l'altro, potrebbe essere legato a molteplici motivazioni anche non dipendenti dalla volontà del singolo».
Il dirigente nazionale della Filt Cgil ha sollecitato «un deciso intervento dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Adriatico Orientale per rimuovere immediatamente questa disposizione aziendale e - ha specificato Colombo - per fare in modo che non si verifichino altre eventuali iniziative del genere».
«Unitamente alle nostre strutture territoriali - ha concluso Colombo - siamo pronti ad opporci con fermezza a tali soprusi affinché nessun lavoratore sia lasciato a casa. Per evitare i contagi sui luoghi di lavoro si devono adottare protocolli sanitari più stringenti anche attraverso il ricorso in modo più frequente ai tamponi».
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