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15 aprile 2022
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- Ruote Libere, la prossima liberalizzazione selvaggia darà
il colpo di grazia alle piccole imprese di autotrasporto
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- Lascerà sul campo - ha denunciato Franchini - solo
grandi gruppi con pochi dipendenti e tanti padroncini, finti
imprenditori di loro stessi, ma in realtà veri lavoratori
sfruttati e senza tutele di sorta
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Manca poco più di un mese al colpo di grazia per le
piccole imprese dell'autotrasporto. Lo denuncia Ruote Libere
ricordando che dal prossimo 21 maggio «cambiano in modo
radicale i requisiti per poter svolgere la professione, in
conseguenza del decreto pubblicato dal Ministero delle
Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili dell'8 aprile
2022 che recepisce il pacchetto mobilità dell'Unione Europea.
Un decreto che è stato accolto senza alcun intervento da
parte del governo italiano». Secondo l'associazione si tratta
di «una liberalizzazione selvaggia» che giunge «in
un momento drammatico per il settore dell'autotrasporto» e
rappresenta «l'ennesima misura punitiva nei confronti delle
piccole e medie aziende».-
- Ricordando che sinora le nuove aziende di autotrasporto potevano
iniziare ad esercitare solo in seguito al subentro di altra impresa
cancellata dall'Albo dell'Autotrasporto (per cessione azienda o
cessione parco veicolare) o con ingresso diretto, tramite
autoveicoli in disponibilità di categoria almeno Euro 5 e
massa complessiva a pieno carico non inferiore a 80 tonnellate, la
portavoce di Ruote Libere, Cinzia Franchini, ha spiegato che ora,
invece, per ottenere l'autorizzazione per l'esercizio della
professione di trasportatore su strada e l'iscrizione al REN
(Registro Elettronico Nazionale), l'impresa di trasporto deve solo
essere iscritta all'Albo degli Autotrasportatori con i requisiti
dell'accesso alla professione ovvero l'onorabilità,
l'idoneità professionale e l'idoneità finanziaria e
dimostrare inoltre di possedere il requisito dello stabilimento.
Decade quindi l'obbligo del possesso delle 80 tonnellate per
l'ingresso sul mercato di una nuova impresa di autotrasporto, ed è
sufficiente anche un solo veicolo detenuto in disponibilità a
qualsiasi titolo (proprietà, usufrutto, acquisto con patto di
riservato dominio, leasing, comodato, locazione senza conducente) e
di qualunque classe Euro.
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- «Si tratta - ha sottolineato Franchini - di un colpo di
spugna vergognoso, messo in campo col silenzio complice di tutte le
associazioni di rappresentanza, comprese quelle che dovrebbero
tutelare le piccole imprese artigiane che oggi in Italia, lo
ricordiamo, rappresentano il 26% del totale (nel caso delle aziende
monoveicolari) e il 40% del totale (quelle da 2 a 5 veicoli). Alla
luce di questa svolta, si capiscono bene le polemiche estive sulle
presunte carenze di autisti e il conseguente Decreto flussi che ha
permesso di far arrivare altri potenziali camionisti stranieri. La
verità è che le associazioni che rappresentano i
grandi gruppi, sono riuscite nell'intento di allargare il numero
teorico dei nuovi schiavi, usando proprio l'arma della carenza di
autisti, una mancanza che ovviamente andava arginata aumentando le
garanzie di chi lavora nel settore, non certo riducendole».
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- «Ora si capiscono anche, purtroppo - ha proseguito
Franchini - le recenti affermazioni del presidente dell'Albo
Nazionale degli Autotrasportatori, Enrico Finocchi, per il quale nel
nostro Paese vi sarebbero ancora troppe piccole imprese che stentano
a rimanere sul mercato e per il quale occorrerebbe “fare
squadra per sostenere l'economica italiana”. È questa -
ha recriminato la portavoce di Ruote Libere - l'idea della “squadra”
che ha in mente il governo con la complicità dei grandi
gruppi: una squadra fatta di pochi padroni e tanta manovalanza
dequalificata a basso costo. Una ulteriore deriva che porterà
alla morte le storiche imprese artigiane e lascerà sul campo
solo grandi gruppi con pochi dipendenti e tanti padroncini, finti
imprenditori di loro stessi, ma in realtà veri lavoratori
sfruttati e senza tutele di sorta».
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