
Da decenni, non molto dopo la sua introduzione in Italia nel
	1972, si discute di quanto l'imposta sul valore aggiunto applicata
	ai beni importati attraverso i porti nazionali generi un consistente
	gettito per le casse dello Stato e di quanto gli scali portuali
	italiani, o più propriamente le Autorità di Sistema
	Portuale che le amministrano, beneficino di queste imposte. Questo
	“quanto” è stato ripetutamente definito nulla o
	assai poco da rappresentanze delle varie categorie delle comunità
	portuali, anche dopo che nel 2012 il decreto-legge n. 83 ha
	istituito un fondo per la realizzazione di opere infrastrutturali
	nei porti e di collegamenti stradali e ferroviari con i porti che è
	alimentato con l'1% del gettito Iva annuale prodotto
	dall'importazione di merci attraverso ciascun sistema portuale, con
	un limite massimo di risorse che via via è stato ridefinito.
	
	A denunciare “quanto poco” i porti beneficino del
	gettito Iva da loro prodotto (e che sia prodotto o piuttosto
	“raccolto” dai porti è una questione che sempre
	trascende queste denunce), è oggi Spediporto, l'associazione
	degli spedizionieri genovesi, che, «per dare un'idea della
	proporzione rispetto agli incassi dello Stato da altre imposte
	indirette», evidenzia che «i porti di Genova, Savona e La Spezia,
	da soli, portano più soldi rispetto al bollo auto, al lotto e
	quasi quanto le imposte sui tabacchi. Il dato - spiega Spediporto -
	emerge dalla recente ripartizione che riguarda l'Iva prodotta nel
	2021 e legata alla legge portuale “Autonomia finanziaria delle
	Autorità di sistema portuale e finanziamento della
	realizzazione di opere nei porti”. Un fondo che, peraltro, è
	stato dimezzato rispetto a quanto sarebbe previsto (l'1% dell'Iva
	prodotta). Per quanto riguarda i porti liguri, Genova e Savona -
	specifica Spediporto - insieme hanno portato nelle casse dello
	Stato, circa 6.500 milioni di euro , il 31% del totale raccolto dai
	porti italiani, che si attesta intorno a 20.500 milioni di euro,
	mentre la Spezia, con oltre 2.000 milioni di euro raccolti, ne
	rappresenta il 12%. E cosa torna indietro? - denuncia Spediporto -
	una miseria: 10 milioni e mezzo ai porti di Genova e Savona, poco
	più di quattro milioni alla Spezia. Poco anche per il ruolo
	delle attività portuali italiane nello scacchiere europeo
	dove, con l'8%, contribuiscono al valore aggiunto lordo
	dell'economia del mare continentale (dati Unioncamere-Centro Studi
	Tagliacarne)».
	
	«Il sistema dei porti liguri - sottolinea il direttore
	generale di Spediporto, Giampaolo Botta - si conferma tra i più
	importanti contribuenti italiani ed europei per quanto riguarda gli
	incassi Iva. A fronte di un ruolo così importante e
	strategico - spiega - nelle casse del sistema portuale e della
	nostra regione resta poco o nulla. Eppure questi numeri ben
	evidenziano quanto la logistica portuale, che supporta l'intero
	sistema produttivo italiano, sia ciò che rende di più
	allo Stato italiano».